Gio Ponti è stato una delle menti più originali e creative del Novecento italiano, a cui oggi rende omaggio una nuova collaborazione esclusiva.
Gio Ponti (1891-1979) è stato una delle menti più originali e creative del Novecento italiano. Nella sua carriera durata oltre cinquant’anni, a partire dagli anni ‘20 fino alla fine degli anni ‘70, Ponti ha dato un importante contributo ai settori dell’architettura moderna, dell’arredamento e delle arti decorative, diversi ma caratterizzati da elementi in comune, oltre a quelli delle belle arti e dell’editoria. La sua sensibilità versatile non permette di categorizzarlo facilmente: era attratto dalle forme classiche, ma era anche innegabilmente consapevole delle sfide tecnologiche, economiche ed estetiche presentate dalla modernità. Ha dimostrato di avere padronanza di un’ampia gamma di metodi e materiali di produzione in progetti complessi che includono spazi domestici privati come Villa Planchart a Caracas, in Venezuela, e il grattacielo più famoso d’Italia, il Pirelli a Milano, oltre a sculture in metallo, affreschi, ceramica, vetro e tessuti. Ponti ha rivoluzionato silenziosamente ma costantemente il design italiano, permeando di una misteriosa finezza edifici, sedie, dipinti, sculture e oggetti di uso quotidiano.
Indossati separatamente o insieme, l’esclusivo dettaglio della montatura e l’accessorio a clip dei G.Ponti-1 spiccano sulla scrivania progettata da Gio Ponti per l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento, Italia.
Dato il suo corpus vasto e prolifico, è emozionante scoprire come Oliver Peoples ha collaborato con Gio Ponti Archives per interpretare il suo design e tradurlo nella sua collezione Oliver Peoples Series II. La capsule collection racchiude tutti gli elementi che rendono iconiche le opere di Gio Ponti: linee coerenti, angoli acuti e punti tridimensionali che si incontrano in modo innovativo, utilizzando gli occhiali come una tela. Proprio come il background di design di Ponti, la collezione si spinge oltre i confini di un oggetto d’uso quotidiano, trasformandolo in un’inaspettata opera d’arte. Pur rimanendo incredibilmente portabili e moderne, le montature sono una rappresentazione diretta del celebre lavoro di Ponti, che si tratti di elementi architettonici, del suo uso del blu come colore chiave o del suo lasciare che le linee diventino il punto focale di ogni opera. Per capire davvero ogni dettaglio di design della collezione e cogliere le fonti di ispirazione di ogni elemento personalizzato, è importante prestare attenzione a ogni elemento che ha avuto un impatto sul lavoro di Ponti e che spesso è stato il risultato della fusione tra architettura e design.
Il dialogo tra architettura e design che caratterizza le opere più famose (e anche quelle meno note) di Ponti, dona al suo corpus una freschezza e un’attualità particolarmente rilevanti, soprattutto in un periodo in cui le categorie stilistiche convenzionali come il Postmodernismo e il Modernismo sono messe in dubbio. I suoi metodi creativi d’ispirazione trans-storica trovano un significato ancora più profondo nel nostro XXI secolo, che si evolve lontano da etichette o categorizzazioni.
Il design audace e spigoloso è una delle influenze di Ponti più importanti della collaborazione - come si vede sopra nei G.Ponti-3.
Vaso Gio Ponti per Richard Ginori, 1928 © Archivio Eredi Gio Ponti / Gio Ponti Archives / Foto: Casa d’aste Rago dalla collezione di Seymour Stein.
Per comprendere la singolarità dell’estetica di Ponti, che nasce dall’affinità primordiale tra architettura e design, il suo lavoro deve essere collocato nel suo contesto culturale originario, ovvero la Milano degli anni ‘20. L’estetica di Ponti, infatti, deve molto ai dipinti metafisici di Giorgio De Chirico e di suo fratello Alberto Savinio, la cui arte surrealista ma contemplativa era in sintonia con le nuove tendenze dell’architettura moderna di Vienna, Parigi e Berlino. In generale, il periodo fu caratterizzato da un’intensa proliferazione di contatti tra pittori, designer e architetti. Pur seguendo sempre la propria strada, Ponti non esitò a tentare di attualizzare l’ideale della forma finita. Un esempio calzante è la sua serie di disegni per le opere in porcellana Richard Ginori dal 1923 al 1933. Di particolare importanza è il vaso “Chiavi e pipe” del 1928 (illustrato in alto a destra), un’opera raffinata in bilico tra un’inquietante iconografia metafisica e un senso di inventiva infantile, segni distintivi della produzione di Ponti in quel periodo. Il vaso di ceramica qui illustrato dimostra l’incredibile capacità di Ponti di trarre ispirazione dai dipinti metafisici per tradurli in una forma volumetrica, autonoma e tridimensionale.
La qualità essenziale e chiusa dell’oggetto ha posto le basi della pratica poliedrica di Ponti, che si è manifestata maggiormente nella metà del ‘900 (dagli anni ‘50 agli anni ‘70). In questo momento critico della sua carriera, ha ricevuto numerose commissioni di progetti architettonici su larga scala che ha arricchito con una pletora di raffinati dettagli di design industriale. Le sue capacità di navigazione tra diverse scale, livelli ed elementi danno vita al fil rouge che unisce i molteplici aspetti del suo design di oggetti e architettura. In questo periodo la sua fama internazionale sale alle stelle: a questi anni risalgono anche le sue opere architettoniche più acclamate, ovvero Villa Planchart a Caracas, 1955, e il Grattacielo Pirelli a Milano, 1955-58. Analizzare queste opere può aiutarci a spiegare il carattere architettonico delle sue soluzioni progettuali (soprattutto il suo arredamento), così come le qualità oggettuali dei suoi edifici.
Uno degli edifici più iconici di Ponti e fonte d’ispirazione per la collaborazione: Villa Planchart (1953-1957), Caracas, Venezuela. © Archivio Eredi Gio Ponti / Gio Ponti Archives / Foto: Paolo Gasparini
Quello che probabilmente rappresenta il successo più spettacolare di Ponti nel campo del design di mobili, la sedia Superleggera, 1957, ne è un esempio lampante (immagine in alto e in basso). La sua costruzione deve la sua brillantezza all’uso di montanti verticali profilati triangolari combinati con la sottile inflessione dello schienale. Queste caratteristiche le conferiscono una qualità elastica e una ricercatezza ottenuti grazie al legno di frassino, un materiale strutturale che è stato a lungo utilizzato per la fabbricazione di sci grazie alla sua resistenza e flessibilità.
I dettagli leggeri e decisi della collaborazione sono ispirati anche alla Superleggera 699, capolavoro di Ponti © Archivio degli eredi di Gio Ponti / Gio Ponti Archives / Foto: Giorgio Casali
Sopra, una delle tante lettere che Gio Ponti scriveva sotto forma di disegni. Questa è indirizzata a Umberto Cassina e presenta l’iconica sedia Superleggera. Su gentile concessione di © Archivio Eredi Gio Ponti/ Gio Ponti Archives
Proprio come l’architettura, che ha trovato questi prolifici dettagli distintivi proprio nella fusione di
funzionalità e leggerezza, le montature per occhiali della nuova linea Ponti di Oliver Peoples si basano
su un processo di produzione esigente e affidabile. Queste tre montature si tingono di un nuovo fascino
ironico e di un senso di sorpresa inconfondibilmente evocativo dello spirito Ponti. Con il loro
perimetro esterno audacemente profilato e gli accenti di design, gli occhiali ricordano le forme
salienti dell’amata scrivania “Altamira” di Ponti, 1953 (riga inferiore, quarta da sinistra). Nelle sue
stesse parole: “Questo è il mio capolavoro, il mio cavallo di battaglia: insomma, è un mobile molto
semplice ma non formalmente inerte” 1. L’agilità imponderabile della collezione Oliver Peoples Ponti
riflette proprio questo tratto.
1* L.L. Ponti, “Gio Ponti; the Complete Work 1923-1978” Thames
and Hudson, London 1990, p.8
Un’altra ispirazione per la collaborazione: la scrivania “Altamira”, 1953. Come diceva Ponti stesso: “Questo è il mio capolavoro, il mio cavallo di battaglia: Insomma, è un mobile molto semplice ma non formalmente inerte” © Archivio Eredi Gio Ponti / Gio Ponti Archives / Foto: Modernity Stockholm
Con il Grattacielo Pirelli, l’economia formale e il dinamismo strutturale di Ponti danno il via a una nuova e importante riflessione sul concetto di grattacielo. Le sue ricerche sulla struttura e la sua stretta collaborazione con il più notevole esponente dell’ingegneria italiana dell’epoca, Pier Luigi Nervi, diedero impulso a nuovi approcci per lo sviluppo urbano di Milano. I due articolarono anche nuove modalità di disegno industriale, obiettivi che Ponti riteneva dovessero procedere sempre su un fronte unitario. Il gioco di forme aperte e contenute, disposte secondo un profilo angolare non convenzionale, diventa sempre più evidente man mano che l’occhio risale l’asta inclinata.
“L’elemento più resistente non è la pietra, non è l’acciaio, non è il vetro. L’elemento più resistente nell’edilizia è l’arte”. —Gio Ponti
Gli esclusivi elementi in metallo dei G.Ponti-2 spiccano sullo sfondo della piscina progettata da Gio Ponti per l’Hotel Parco dei Principi.
Lo spirito audace dei G.Ponti-2 è bilanciato dalla leggera struttura in titanio.
Fondamentale in questo senso è l’insistenza di Ponti su un dialogo tra aspetti divergenti di uno stesso oggetto, che, insieme al suo gusto per le forme flesse e multilineari (una ricca ispirazione per i designer di Oliver Peoples), può aiutarci a prendere coscienza dello scambio incessante tra i livelli di scala nel design e nell’architettura, elemento evidente nelle opere più importanti di Ponti.
Senza la clip per occhiali da sole, i G.Ponti-1 sono occhiali da vista dagli angoli decisi. Presentati con una mano in ceramica di Gio Ponti per Richard Ginori.
Le aste in titanio della montatura, caratterizzate da linee pulite, creano un eccezionale contrasto con la forma del frontale in acetato.
I G.Ponti-1 sono proposti in Tortoise Polished Brass con clip G-15.
Quello che forse stupisce di più è il modo in cui Ponti è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi senza cadere nello sterile eclettismo a cui avrebbe potuto condurlo la molteplicità delle sue aree di indagine, grazie all’avvicinamento al suo unico obiettivo indiscusso: l’ideale di essere sia un architetto affermato che un designer. Preferendo la versatilità all’eclettismo privo di focus, Ponti ha evitato la falsa alternativa dello scontro tra design e architettura. Per Ponti si è sempre trattato di “design con l’architettura”, che vedeva come forze indissociabili.
Il design audace dei G.Ponti-3 è disponibile con lenti in vetro scuro e in una colorazione più chiara.
Le nuove montature della collaborazione si allineano molto a questo sentimento. Come la capacità di far coesistere due elementi, i modelli della collezione riescono a coniugare alla perfezione versatilità e unicità del design. Le montature presentano i dettagli più spigolosi che Oliver Peoples abbia mai realizzato. Ad esempio, il ciliare sulla clip si estende oltre la montatura stessa per creare un effetto audace e angolare come un edificio o un mobile progettati dallo stesso Ponti. Proprio come nelle opere iconiche di Ponti, ogni montatura presenta elementi molto particolari che, però, creano una continuità nell’insieme. Le linee sembrano un’estensione del design della montatura e in qualche modo riescono a essere presenti con leggerezza: arte trompe-l’œil indossabile per eccellenza.
Testo di Brian Kish
FOTO di Rich Stapleton(se non diversamente accreditate)